“Essere Progetto”: il nuovo tema del Fuorisalone 2026 e come prepararsi al meglio

Scritto da Martina Mangili

Ogni edizione del Fuorisalone ruota attorno a un’idea, una parola che apre un dialogo tra design, società e immaginazione.

"Essere Progetto" è il tema del Fuorisalone 2026 e soprattutto è un invito rivolto a designer e brand a ripensare il significato stesso del creare, in una congiuntura in cui il design è al tempo stesso umano e algoritmico, fisico e digitale e costantemente in divenire. Milano, ancora una volta, diventa il palcoscenico di questo continuo dialogo tra visione e realtà.

Fuorisalone 2026: il design come processo, non come prodotto

“Essere Progetto” parla di trasformazione. Di un design che ascolta prima di definire, che si muove prima di arrivare. Suggerisce che il progetto non è più un risultato statico, ma un sistema vivente che cresce, cambia e apprende, proprio come le persone che lo immaginano. L’elemento umano resta essenziale, ma si intreccia con il meccanico, l’artificiale, il distribuito. L’intelligenza artificiale entra così nella conversazione non come rivale, ma come collaboratore capace di spingere oltre i confini e ridefinire la logica creativa.

Passeggiando per le strade di Milano durante la Design Week, questo tema potrebbe prendere forma in installazioni immersive, spazi fluidi o ambienti aperti che invitano alla partecipazione. Un esempio emblematico potrebbe essere un loft di design a Porta Venezia: uno spazio aperto con una parete a LED in grado di trasformarsi in base all'evento presenza dei visitatori. Spazi come questi incarnano l’idea stessa di “essere progetto” e cioè flessibili, reattivi e in movimento.

Il Fuorisalone come ecosistema vivente

Il Fuorisalone non è mai stato solo una serie di esposizioni. È un organismo urbano che ogni anno si ridefinisce, intrecciando il design con l’architettura milanese, i suoi cortili, i suoi sotterranei nascosti. “Essere Progetto” rafforza proprio questa natura e invita aziende e designer a concepire la propria presenza non come un atto isolato, ma come un contributo a una narrazione collettiva e straordinariamente viva.

Immagina, ad esempio, una galleria nel centro città, uno spazio seminterrato di fronte a Palazzo del Senato. Le sue pareti potrebbero accogliere luce, suoni o immagini generate dall’AI che si evolvono nel corso della settimana e in questo processo la location diventerebbe parte della stessa creazione. In questo senso, scegliere la sede giusta non è una decisione logistica, ma quasi curatoriale, anche se parliamo di brand, Lo spazio diventa infatti un’estensione dell’identità del progetto.

Quando il design umano incontra l’intelligenza artificiale

Nel tema 2026, la tecnologia non è più un semplice strumento, ma un co-autore. Le intelligenze artificiali che apprendono, interpretano e ricombinano idee mettono in discussione la nozione tradizionale di autorialità. Introducono incertezza, talvolta persino resistenza, che però alimenta nuove forme di creatività. I designer di oggi devono imparare a dialogare con queste nuove intelligenze, dando forma a oggetti e spazi che esistono a metà tra intuizione e algoritmo.

Questo approccio ibrido potrebbe tradursi in installazioni sperimentali o ambienti interattivi. C'è ad esempio un suggestivo spazio total white nel cuore di Brera — un ambiente minimal e luminoso che diventa una tela per proiezioni e collaborazioni in tempo reale tra uomo e macchina. Brera, con il suo DNA artistico e progettuale, resta il quartiere per eccellenza dove esplorare questi nuovi territori creativi.

Il potere del luogo in un paesaggio del design in evoluzione

Ogni progetto ha bisogno di un palcoscenico. E al Fuorisalone, la scelta dello spazio può definire il ritmo, il tono, persino la memoria della presenza di un brand. Un open space industriale di 400 metri quadrati, dotato delle più moderne soluzioni tecniche, può ad esempio amplificare l’elemento dell'innovazione pur mantenendo quel carattere "ruvidamente sofisticato" che rende unica la cultura del design milanese. 

A Milano, in ogni caso, la location è da sempre il partner invisibile del successo del Fuorisalone. Collega i brand internazionali all’anima della città, trasformando le idee in esperienze tangibili. Nel 2026, “Essere Progetto” ricorderà ancora una volta ai partecipanti che spazio e racconto sono inseparabili: essere progetto significa diventare parte di un luogo che respira, interagisce e si trasforma insieme a te.

Guardando al Fuorisalone 2026

Con l’attesa che cresce, una cosa è quindi chiara: “Essere Progetto” deve diventare un atteggiamento. Designer e aziende dovranno il design come un dialogo in continua evoluzione — tra pensiero e materia, tra umano e artificiale, tra creazione e contesto. Prepararsi al Fuorisalone 2026 significa quindi trovare lo spazio, fisico ma anche concettuale, in cui il design possa continuare a reinventarsi nel cuore di Milano. E soprattutto a colpire.

Martina Mangili
Scritto da Martina Mangili

Gli eventi aziendali, spesso sinonimo di rigore e formalità, sono per Martina un’opportunità per sorprendere e affascinare. Grazie alle sua eccezionale professionalità nell'organizzare serate di gala e incontri esclusivi, ogni dettaglio sarà sempre curato con una precisione rara, facendo sì che ogni evento diventi un’esperienza senza pari. Tuttavia, non lasciarti ingannare dal suo approccio serio: Martina è anche una persona dinamica e allegra, capace di portare una freschezza e un'energia positiva in ogni progetto che affronta. Viaggiatrice instancabile, ha esplorato il mondo e parla diverse lingue con naturalezza, rendendola un punto di riferimento perfetto per clienti internazionali. Ogni progetto a cui si dedica beneficia della sua competenza interculturale e della sua visione globale.

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